“Non si può parlare di ambiente, se non partendo dalla grande crisi ambientale che stiamo vivendo, questa crisi sta rapidamente cambiando il clima del nostro pianeta’’. Inizia cosi la Lectio Magistralis dell’ex ministro Edoardo Ronchi, al X simposio internazionale di ingegneria sanitaria ambientale (SIDISA 2016) che si è tenuto all’università Sapienza di Roma.
Nell’ultimo secolo c’è stato un notevole aumento della temperatura percepita su scala globale, che ha portato piogge intense ed estati molto calde. Il 2015, infatti, è stato il 12esimo anno consecutivo sempre più caldo. La concentrazione di gas nell’atmosfera ha superato i 400 PA per milioni di volume, il dato più alto registrato degli ultimi 800 mila anni.
La variazione della temperatura globale è stato un tema affrontato durante il vertice di Parigi, dove si è stabilito che l’aumento della temperatura globale non deve superare 1,5 °C, altrimenti la vita come la conosciamo subirebbe dei cambiamenti drastici e radicali, tali da mettere in discussione la civiltà umana, i nostri modi di vivere e soprattutto le prospettive economiche. Per far sì che questo non accada è necessario iniziare a ridurre le emissioni dal 2020. Anche la Cina che produce il 40% dei gas di serra ha già intrapreso questa strada.
Già 38 paesi hanno adottato misure di Carbon Rising , mentre 164 hanno intrapreso quelle sulle energie rinnovabili. “Ma gli impegni che sono in atto non sono sufficienti, sono largamente insufficienti’’, ha sottolineato Ronchi. Bisogna che tutti si preparino, l’accordo di Parigi prevede delle verifiche nel 2018, obiettivi che poi saranno aggiornati entro il 2021.
Per stabilizzare il clima bisogna attuare una “neutralità carbonica”, occorre cioè che le emissioni siano compensate dagli assorbimenti e non si aggiunga ulteriore carico. Questo piano era stato indicato e anticipato prima di Parigi, con obiettivi entro fine 21o0. L’Italia, dal canto suo, deve aumentare il proprio impegno, anche se dal 2005 al 2012 ha avuto la migliore performance, raddoppiando i consumi d’energia ( calore ed elettricità’ ) dal 8% al 16%. Negli ultimi tre anni, però, ci siamo fermati. Siamo tornati agli anni in cui l’aumento delle rinnovabili non c’era. L’Italia continua ad essere in traiettoria con gli obiettivi previsti per il 2020 ma non per il 2030.
Non contrastare la crisi climatica in maniera efficace ha delle conseguenze ambientali ma anche economiche e sociali di grande peso. Bisognerebbe puntare sulla Circular Economy, un pilastro fondamentale per una green economy Europea, puntare sull’uso efficiente delle risorse in un governo circolare dell’economia per risparmiare risorse ed energia al fine di ottenere benefici climatici. Per adesso la Commissione Europea ha presentato un pacchetto ‘’riduttivo’’ per la strategia di sviluppo per l’economia circolare, per rendere l’Europa più competitiva e allo stesso tempo più sostenibile. “La competitività e la sostenibilità oggi sono molto interconnesse nelle politiche europee’’, ha detto ancora Ronchi. E’ stato presentato anche un pacchetto che modifica le direttive sui rifiuti, in questo modo ci si aspetta che l’economia circolare investa nelle politiche di prodotto e consumo.
‘’Siamo nel mezzo di un cambiamento epocale, dove possiamo anche farcela, ogni volta che emerge un problema di una certa portata, la soluzione tecnologia esiste, saremo in grado di far fronte a questi problemi. C’è una importante riflessione da fare, i tempi del cambiamento tecnologico in direzione della sostenibilità e i tempi della crisi climatica non coincidono. La crisi climatica è troppo veloce rispetto ai cambiamenti messi in atto dalle politiche”, ha concluso l’ex ministro.