Difesa internazionale dei beni culturali. Se ne discuterà al G7 dei ministri della Cultura nell’incontro “Cultura come strumento di dialogo tra i popoli” che si terrà a Firenze domani e dopodomani. Se buone sembrano le intenzioni del nostro Paese non mancano i paradossi. L’Italia, lo Stato con il maggior numero di siti culturali e artistici, non gode della loro protezione speciale in caso di guerra, così come previsto dalla Convenzione de l’Aja. Mentre la Santa Sede ha iscritto già nel marzo del 1960 l’intera Città del Vaticano, l’Italia, pur essendosi impegnata in tal senso per le principali città d’arte e pur essendo in possesso di un patrimonio di beni culturali inestimabile, ad oggi non è riuscita a iscrivere alcun bene. La procedura che sancisce la protezione speciale prevede infatti una serie di condizioni difficili da applicare che, di fatto, hanno reso inefficace il sistema.
Diversi i protocolli sottoscritti negli anni. L’ultimo in ordine di tempo, su iniziativa italiana e olandese, è stato ratificato in Italia con norme di adeguamento all’ordinamento interno, con legge numero 45 del 16 aprile 2009. Già dal marzo 1999, tuttavia, l’allora Capo dello Stato Maggiore della Difesa, il Generale Mario Arpino, aveva disposto l’applicazione dello stesso, non ancora ratificato, alle nostre Forze armate impegnate all’estero in operazioni di pace. Il Protocollo del 1999 però non ha visto ancora l’adesione di importanti Stati della comunità internazionale, e in particolare di Stati Uniti e Cina. E forse si spera che l’iniziativa del Ministro Franceschini possa riguardare anche questo aspetto e non solo rivolgersi agli attuali teatri di guerra, per i quali era stato intrapreso ma mai concretamente avviato il progetto dei caschi blu Unesco. Alla tavola rotonda a Palazzo Vecchio, prenderanno parte i ministri del Canada Mélanie Joly, della Francia Audrey Azoulay, per la Germania il ministro Maria Böhmer, per il Giappone il commissario Ryohei Miyata, per il Regno Unito ci sarà il ministro Karen Bradley, per gli Stati Uniti il sottosegretario, Bruce Whorton, per l’Unione Europea il commissario Cultura, Tibor Navracsis, e per l’Unesco l’attuale segretario generale, in via di fine mandato: Irina Bokova.
Ad aprire i lavori ci sarà il ministro italiano, Dario Franceschini, che presenterà l’iniziativa ai giornalisti della stampa estera a Roma. “La promozione del dialogo interculturale e la creazione di una coscienza condivisa rappresentano uno strumento essenziale al servizio della collaborazione, dell’integrazione, della solidarietà, della crescita e dello sviluppo sostenibile – si legge in una nota del Ministero – Promuovendo il primo G7 dei Ministri della Cultura e dei rappresentanti delle grandi organizzazioni mondiali, l’Italia conferma la volontà di esercitare il ruolo di leadership culturale”.
L’obiettivo è definire un documento comune sul tema della cultura come strumento di dialogo. La comunità internazionale potrà così ribadire il proprio impegno nel recuperare e preservare il patrimonio dell’umanità danneggiato dalle calamità naturali, colpito durante i conflitti e attaccato dal terrorismo e nel contrastare il traffico illecito dei beni culturali”. Come riporta la nota, tra gli obiettivi del vertice anche un’intesa sulla necessità di prevedere una componente culturale nelle missioni di pace promosse dalle Nazioni Unite e di rendere permanente il vertice dei ministri della Cultura nei prossimi G7. Una scelta non casuale quella di Firenze, secondo gli organizzatori, con l’obiettivo di un nuovo rinascimento internazionale. Tuttavia la difesa dei beni culturali in aree di guerra è ancora assai complicata da garantire. Palmyra, Mosul, come i musei dell’Iraq e i siti archeologici nel Medioriente sono alla mercè di gruppi armati e di terroristi che hanno in parte cancellato le tracce, mandando in rovina eccezionali siti culturali di enorme importanza mondiale.