Roba da toglierci il sonno. Cesare Battisti inizia lo sciopero della fame. Il terrorista dei Proletari Armati per il comunismo prova a giocarsi la carta della pietà.
Mentre noi siamo ancora qui a chiederci perché gli abbiamo dato da mangiare finora.
“Sciopero della fame totale e rifiuto della terapia”, tuona il brigatista rosso dal carcere di Oristano dove sta scontando l’ergastolo ed è detenuto da oltre un anno e mezzo in regime di isolamento diurno, dopo aver gozzovigliato in giro per mezzo mondo.
Protetto da delinquenti come lui.
Dunque, ci fa sapere dal suo avvocato, Davide Steccanella, di voler rifiutare anche le terapie.
Perché oltre a rifocillarlo, e poco tempo fa ebbe a dire anche sulla qualità del menù carcerario che pare non fosse di suo gradimento, lo curiamo pure.
Si chiamano “diritti umani”.
E vanno riconosciuti anche a chi nella propria vita di umano ha mostrato poco o nulla. Ma tant’è.
Ora però sputare nel piatto dove mangia, bontà nostra, non gli basta più.
Punta i piedi.
Alza la voce.
Ancora parla. Dopo quattro omicidi.
Pretende addirittura che “venga ripristinata la legalità, a lui negata dalla morsa del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.
Battisti che parla di legalità.
E la faccenda potrebbe chiudersi qui.
Con un sorriso amaro.
Stendendo un velo, questo sì, pietoso.
E invece no. Battisti insiste.
E chiede il ” trasferimento in una Casa di Reclusione dove siano facilitate le relazioni con i familiari”.
Ma quando parla di familiari, pensa mai a quelli delle sue vittime?
Roba da matti?
Abbiate fede. Tra poco scatterà il soccorso rosso delle anime belle di sinistra.
Sempre pronte a correre in difesa dei “compagni che sbagliano”.
A sinistra, si sa, gli assassini li chiamano così.